Autore: Antonio Mellea | 14 April 2023
Uno dei mestieri più antichi è senza ombra di dubbio il Project Manager, infatti, sin dai tempi in cui l’uomo mise il piede fuori dalla caverna, per procurarsi da vivere, organizzandosi in team, coordinando e progettando “innovativi” strumenti per agevolare la propria attività, si trovò costretto ad intraprendere “iniziative temporanee per creare un prodotto, un servizio o un risultato con caratteristiche di unicità”. Durante il corso della nostra intera esistenza ci troviamo inevitabilmente “costretti” a gestire progetti, è radicato nella natura stessa dell'uomo, quando si tratta di affrontare problemi che presentano complessità organizzative, logistiche, economiche e temporali s’innesca il ragionamento sistematico orientato allo scopo. La differenza principale consiste nel chi è incaricato di guidare un team al raggiungimento degli obiettivi svolgendo questa attività in modo strutturato, applicando conoscenze, capacità, strumenti e tecniche alle varie attività di progetto al fine di soddisfarne i requisiti, e chi no.
Di sicuro Giulio Cesare appartiene alla prima categoria, quella che può affermare con una discreta convinzione di definirsi appunto Project Manager (ante litteram).
Ma partiamo dall’inizio, contrariamente a quanto molti immaginano, entrambe le parole derivano dal latino, in particolare: la parola Project derive dal latino proiectum, participio passato del verbo proicere, letteralmente traducibile con gettare avanti; la parola Manager ha origine dall'espressione latina manu agere, "condurre con la mano", quindi dirigere, da qui il significato originario e attuale del termine.
In quest’ottica Cesare incarna alla perfezione entrambe le definizioni ossia quelle di condottiero-dirigente in grado proiettarsi in avanti, nel vero senso del termine, perché l’esempio che viene preso in considerazione in questo articolo è proprio il progetto di attraversamento del fiume Reno che prevedere la costruzione (ed in fine la demolizione) del ponte che possa consentire all’intero esercito di “proiettarsi oltre”.
In particolare, in una delle sue opere più famose, il De Bello Gallico, Cesare, parlando di sé in terza persona, racconta la campagna in Gallia in modo dettagliato e minuzioso, infatti, scorrendo con attenzione il testo ci si rende conto che i dettagli tecnici e organizzativi, descritti nei paragrafi del libro IV, sulla costruzione di un ponte sul Reno nel corso della quinta campagna, contengono elementi fondamentali comuni ad un moderno piano di progetto.
L’opera in sé ha un enorme valore nella letteratura, nell’etnografia e nella storiografia per il suo (al tempo) innovativo stile enciclopedico, per il triplo livello di lettura: apologetico, politico e militare, per l’impostazione propagandistica orientata al mos maiorum, per l’assenza di intercessioni sovrannaturali, rendendo l’uomo unico artefice del proprio destino, in questo caso della vittoria.
Proprio questa limpida logica, lo porta ad argomentare in maniera tecnica e precisa qualsiasi decisione presa o situazione affrontata, conferendo all’opera una impostazione fortemente oggettiva e razionale che dà il preludio ad un testo ricco di elementi di Project Management.
Ma vediamoli del dettaglio.
Nel 55 a.C., durante la campagna in Gallia, Giulio Cesare si trovò ad affrontare un problema ad oriente: le tribù germaniche lì insediate, sentendosi protette dal confine naturale del fiume Reno, continuavano a razziare la provincia, rendendola non solo instabile, ma sfidando l'autorità stessa dell'esercito romano nella regione.
Occorreva quindi una soluzione rapida, efficace…e di stile.
Nonostante l’offerta ricevuta dalla tribù amica degli Ubii (gli unici Germani con cui Cesare aveva avuto buoni rapporti), disposta a portare i soldati romani sull’altra sponda del fiume Reno attraverso le proprie imbarcazioni, Cesare rifiutò: come poteva dare ai barbari in rivolta una prova di forza facendo sbarcare il glorioso esercito romano sparpagliato su pescherecci germanici?
Fu così che concepì l’idea del ponte sul Reno, una delle più impegnative imprese ingegneristiche mai realizzate prima affidandosi alle risorse naturali di quella terra ricca di legname, ai muscoli instancabili dei legionari e alle avanzate competenze dei suoi ingegneri.
Risultato: in soli 10 giorni riuscì ad avere la meglio sul (fino ad allora) indomabile fiume Reno, per poi dare una severa lezione ai barbari sulla sponda orientale del fiume per ben 18 giorni prima di tornare indietro e demolire la loro stessa stupefacente opera, appunto il ponte stesso.
Molti riconoscono nel De Bello Gallico il primo testo scritto in cui si affrontano temi legati al Project Management, infatti quanto riportato nei paragrafi XVI, XVII, XVIII e XIX del libro IV è degno di un vero e proprio Project Manager ante litteram: la definizione di obiettivi, il processo di selezione della manodopera, lo studio degli ostacoli naturali, gli accorgimenti tecnici per superarli, la leggendaria capacità di leadership e soprattutto l’alto grado di innovazione in gioco, rappresentano elementi chiavi di un moderno project manager, senza trascurare il fatto che nessun ponte era mai stato costruito prima su quelle sponde e nessun romano aveva mai attraversato quel confine naturale.
Quanto segue non ha assolutamente la pretesa di imporsi come analisi rigorosa e sistematica dell’opera letteraria ma semplicemente un esercizio di identificazione di elementi attuali di gestione progettuale immaginandosi che la realizzazione dell’opera fosse avvenuta impiegando framework, tools e techniques di un moderno project manager
Fattibilità
Obiettivo:
Cesare decise che doveva varcare il Reno,
Business Case:
[…] per molte ragioni di cui una importantissima: vedendo con quale facilità i Germani tendevano a passare in Gallia, voleva che nutrissero timore (benefici) anche per il proprio paese, quando si fossero resi conto che l'esercito del popolo romano poteva e osava oltrepassare il Reno. Si aggiungeva un'altra considerazione: la parte della cavalleria degli Usipeti e dei Tenteri (stakeholeder resistenti) […] dopo la fuga dei suoi si era rifugiata al di là del Reno, nelle terre dei Sigambri, unendosi a essi […] che così risposero: il Reno segnava i confini del dominio di Roma; se egli riteneva ingiusto che i Germani, contro il suo volere, passassero in Gallia, perché pretendeva di aver dominio o potere al di là del Reno?
Pianificazione
Item WBS | Colore |
Deliverable | marrone scuro |
Work Packages | marrone chiaro |
Attività | giallo |
Milestone | verde |
Esecuzione, Monitoraggio e Controllo
Da quando ebbe inizio la raccolta del materiale, in dieci giorni (controllo dei tempi) il lavoro fu portato a termine (verifica dei contenuti) e l'esercito oltrepassò il fiume.[…].
Lasciati saldi presidi su entrambe le sponde (Gestione delle Risorse), Cesare marciò verso il territorio dei Sigambri (stakeholder negativi).
Durante l’avanzata riceve delegazioni di diversi popoli (analisi degli stakeholder), che invocano pace e alleanza e alle quali richieste egli risponde benevolmente e ordina la consegna di ostaggi (Gestione della comunicazione e gestione dei conflitti con approccio orientato al compromesso).
Chiusura
Cesare, [...] avendo raggiunto gli scopi che lo avevano spinto ad attraversare il Reno (incutere timore ai Germani, punire i Sigambri, liberare gli Ubi dall'oppressione degli Svevi) e ritenendo, inoltre, che i diciotto giorni, in tutto, trascorsi al di là del Reno gli avessero procurato fama e vantaggi sufficienti, rientrò in Gallia e distrusse il ponte.
Esempi sistematici razionalmente organizzati di processi decisionali, sono già presenti in altri testi classici, ma la dovizia di particolari, l’albero decisionale dell’attacco ai barbari e della costruzione del ponte sul fiume Reno dettagliato in questo articolo rende il De Bello Gallico una delle opere classiche di maggiore rilievo.
A parte l’aspetto sistemico caratteristico della figura di Cesare, sono evidenti l’approccio logico e il buon senso, ovvero la retta opinione, che sottendono all’elaborazione della strategia di battaglia. Queste componenti, proprie della dimensione storica e caratteristica del personaggio, suggeriscono che, oltre ad un approccio quantitativo, ci debbano essere aspetti qualitativi, in qualche modo “intangibili” di primaria importanza per una genesi decisionale di successo.
Di sicuro, dipingere Giulio Cesare come un project manager potrebbe risultare, in prima battuta, un azzardo goliardico ma sicuramente la capacità di porre attenzioni sulla gestione di soldati, il coordinamento di ingegneri militari e la gestione di risorse naturali allo scopo di intimidire un nemico insolente eviedenzia l’applicazione di una metodica strutturata.
In aggiunta, la gestione di fornitori, finanze e risorse umane e non, la minuziosa valutazione del rischio e il concepimento di soluzioni innovative orientati al raggiungimento di obiettivi “aziendali” sfidanti condita da un’approfondita descrizione dei requisiti e dettagli tecnici per la realizzazzione di una soluzione che in dieci giorni collegò per la prima volta le due sponde dell’ostico fiume Reno, grazie al lavoro duro e ben organizzato di un team ben coordinato, dipingono Giulio Cesare non solo come abile generale, raffinato politico, ambizioso console, brillante scrittore…ma anche come un ottimo Project Manager ante litteram!
Fonte:
- Giulio Cesare - Commentarii de bello Gallico
- Mark Kozak-Holland - The History of Project Management
- C. Chiu - A History of Ancient Project Management: from Mesopotamia to the Roman Empire
- Guida al PMBoK – Sesta edizione
- Guida al PMBoK – Settima edizione
- Ippazio Vitali - Giulio Cesare: imperatore, condottiero e project manager
- Filippo Bianchi - A project management lesson. From 2,000 years ago
- PMForum – Pillole di Project Management
- Progettando – N.I - Anno VIII – Gennaio-Aprile 2013