AperiNIC Reloaded

Autore: Angelo Leva | 26 July 2022

«Sembrerà banale, ma per parlare di data science dobbiamo prima partire dalla consapevolezza che il dato, nella sua accezione più ampia di elemento da cui scaturisce l’informazione, è dovunque. 

È un elemento che attraversa trasversalmente qualunque disciplina, attività, evento o fenomeno. Se entriamo in questo orizzonte di pensiero allora anche la data science intesa come scienza che tratta in molteplici modi il dato diventa applicabile in qualunque contesto». Un’apertura con il botto quella del relatore Nino Letteriello, presidente di DA.MA. Italia (www.dama-italy.org) e VP EMEA cioè Coordinatore europeo sempre per DA.MA, nonché  docente del MIT Professional Education. L’occasione, lo scorso 26 maggio, era la ripresa alla grande, e dopo tanta attesa, degli AperiNIC in presenza, gli aperitivi ormai famosi del PMI Northern Italy Chapter tenuti in location significative, con eventi di breve durata, con relatori ad invito e su temi di interesse per i project manager. Questa volta si è parlato di  “Project data-driven, i dati al servizio del Project Management”, un evento tenutosi nella prestigiosa Aula Magna del Politecnico di Milano, in Piazza Leonardo da Vinci 32 a Milano, e sponsorizzato da Planetica (www.planetica.it) .

AperiNIC reloaded 2

«È stato un successo», chiosa Giuseppe Stefanoni, Direttore del Branch North-Center del PMI-NIC che continua, « c’era e c’è ancora una grande voglia di trovarsi in presenza dopo due anni di collegamenti online». Perché c’è questa voglia direttore? «perché il contatto col relatore e il networking, che da sempre sono un valore dei nostri AperiNIC, riescono bene solo in presenza. Solo parlando direttamente alle persone si scopre il feeling e si costruiscono rapporti». Inoltre «abbiamo avuto soci provenienti da Torino, Modena e dal Veneto, venuti apposta per confrontarsi e proporre idee. Abbiamo avuto anche una nota di internazionalità perché tra i nostri soci hanno partecipato persone residenti nel nord Italia ma  di madre lingua Inglese, rumena e messicana».

Perché si è voluto aprire con questo tema della data science, perché proprio questo tema? «Sapevamo che era un tema di grande interesse», è sempre Stefanoni che parla, «ormai tutti i project manager hanno bisogno di sapere come elaborare i dati in maniera intelligente quando si trovano giornalmente a trattare una quantità enorme di informazioni da decifrare per il loro lavoro. Ma sapevamo anche che la data science tocca qualunque ambito e quindi è nella mente di tutti. Quando il prof. Letteriello ci ha dato la sua disponibilità sapevamo di poter contare su un evento di alto livello qualitativo. Infine la scelta del Politecnico ha fatto dei partecipanti un’elite. Stiamo pensando quindi già ai prossimi AperiNIC aperti ad un numero maggiore di soci».

Col prof. Letteriello si è parlato dei dati al servizio del progetto, del framework della DAMA. E di come un Data Manager analizza i dati del progetto. L’argomento ha destato molto interesse nei soci che hanno proseguito la discussione col professore anche durante la parte di networking. 

AperiNIC reloaded 3

Anche noi vogliamo proseguire il dialogo con Letteriello: in che modo l'argomento data science  esposto può essere trasversale alle varie discipline in modo da non poterlo ignorare? Può questa conoscenza influenzare una professione tradizionale, ad esempio quella del medico, in modo tale da pilotarne la trasformazione? E cosa possiamo dire sull'orizzonte non visibile ma immaginato con le conoscenze di oggi? 
«Proprio per la sua naturale complessità non è possibile qui declinare le varie modalità con cui la data science e tutte le altre discipline che pongono al centro delle loro attività il dato possono guidare trasformazioni di rilievo in un ambito o in una professione. Questo semplicemente perché le modalità sono innumerevoli e possono riguardare l’applicazione di algoritmi previsionali, ma anche sistemi di visualizzazione dei dati per il supporto alle decisioni o l’intervento su metadati per rafforzare la conoscenza diffusa sul proprio patrimonio informativo. È sempre una questione di esigenze, necessità di miglioramenti, di innovazione in generale dove il dato può diventare motore di trasformazione. 
In passato si riteneva che l’attenzione ai dati fosse una bolla destinata a esplodere, invece osserviamo che le discipline sui dati stanno resistendo bene al tempo, evolvendo e adattandosi alle nuove esigenze».

Si riescono a ipotizzare linee direttrici di innovazione sull'orizzonte visibile in data science? 
«Provo a citarne tre in diversi ambiti che riguardano la data science ma vanno anche oltre: 
il primo è il sempre maggiore incremento delle soluzioni in cloud sia a livello di hosting dei dati che nell’applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale (comprendendo in questo concetto sia le tecniche di machine learning ma anche altre tecnologie come quelle di image recognition e natural language processing). 

Il secondo ambito è quello della condivisione di dati tra istituzioni: il Data Governance Act e il Data Act della Commissione Europea saranno un incentivo alla creazione della cosiddetta Data Economy che lentamente si farà strada nei mercati. 
La terza direttrice riguarderà una sempre maggiore sensibilità alla gestione dei dati: per anni il tema del dato è stato dominato dalle tecniche di analisi e dalla data science in generale. Solo di recente ci si è accorti che senza un’organizzazione che sappia gestire i dati, conoscendoli e sapendo come usarli, anche il più sofisticato progetto di data science è destinato a fallire o quantomeno a produrre risultati inutili. 
Si consoliderà quindi sempre una maggiore attenzione al concetto di “data-driven organization”».

Campi come quello educativo scolastico o quello bancario sono lontani dalle applicazioni delle conoscenze in data science? E quello artistico? 
«No assolutamente e questo ci riporta alla prima domanda. Sicuramente ci sono settori più maturi, ma il tema del dato si sta “democratizzando” e ormai qualunque disciplina è stata contaminata. Il settore bancario, nella nostra esperienza, è sicuramente uno di quelli più maturi, sia nelle applicazioni di tecniche di data science che di data management. Questo sia per motivi di regolamentazione sia perché i progetti di data science in questo ambito portano benefici tangibili e immediati spesso oggetto di misurazione. Insomma, funzionano.
Il campo educativo e scolastico è sicuramente promettente sia in termini di uso dei dati per misurare e migliorare le performance scolastiche sia in termini di materia di insegnamento anche nelle scuole primarie e secondarie. 
In termini artistici iniziano a emergere le prime sperimentazioni interessanti come l’opera “Obiettivo” di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico che si alimenta da dati open e che vi invito ad approfondire: un bel connubio di arte, sensibilizzazione e dati». 

 Qualche anno fa questa materia non era di studio al Politecnico e tra qualche anno forse non ci sarà più, soppiantata da cosa? 
«È difficile dire se tra qualche anno la data science e più in generale il dato come materia di studio scomparirà: come ho detto in precedenza, il dato sta resistendo bene al tempo e alle ondate di entusiasmo che caratterizzano questo periodo storico in termini di nuove tecnologie e strumenti innovativi. Forse nel grande universo che è oggi il mondo dei dati resisteranno quelle discipline, quelle tecniche, quegli ambiti che avranno dimostrato di saper generare davvero un valore, economico e non, per le organizzazioni. E quindi all’università si insegnerà una “storia dei dati” e ci saranno materie verticali sulle discipline che saranno ancora in uso».

Infine ritorniamo all’inizio per concludere, vogliamo parlare di organizzazione di questo AperiNIC e quindi non possiamo che parlare con le due project manager che hanno progettato, realizzato e curato l’evento, entrambe socie e volontarie del PMI-NIC: Eleonora Pappalardo e Luisa Grillo. Il primo fatto che colpisce è che tutto questo sia stato realizzato con opera di volontariato, tutto gratis e con la loro professionalità di project manager. In questo momento loro rappresentano i molti soci volontari che prestano la loro opera per gli eventi del NIC. 
A loro chiediamo, fare il volontario per il NIC è il risultato di una passione, quale?
«La passione per il project management e per lo stare insieme». 
Dite della fatica di organizzare un evento così. Quali sono i punti chiave da curare? 
«Più che faticoso diremmo divertente. I punti chiave sono: cercare di creare qualcosa di interessante e divertirsi facendolo». 
perché secondo voi al PM della strada può interessare un evento come quello che avete organizzato? Ha potuto più l'argomento o la tartina col bianco a quell'ora? 
«Per esplorare mondi nuovi e temi attuali. Sicuramente l'argomento deve essere attrattivo ma anche fare networking con una tartina non è male». 
Il networking che si crea agli AperiNIC è importante? Dura nel tempo? Si creano incontri che rimangono o svanisce tutto a mezzanotte? 
«Uno degli obiettivi degli eventi è proprio cercare di incontrare altri professionisti, il numero degli iscritti sicuramente conferma anche la buona riuscita del networking». 
Quale è la scarpina di cristallo che il PM-Cenerentola lascia in questi incontri? C'è qualche principe che raccolta la scarpina cerca la principessa? 
«Sicuramente si lascia un po' della propria esperienza che può essere raccolta dagli altri» dice sicura Luisa. Ed Eleonora aggiunge con un guizzo di creatività «Date le sontuose scalinate dell'Aula Magna, la favola di Cenerentola e' appropriata, anche se nessuno è fuggito via...
L'idea della scarpina di cristallo comunque mi piace e posso darne una interpretazione personale: durante l'evento sono stati proposti dei testi e degli spunti di approfondimento su cui continuare a studiare o lavorare e probabilmente ci sara' piu' di una persona  interessato a proseguire nella conoscenza delle tematiche esposte. In genere e' sempre possibile contattare il relatore o gli organizzatori per ulteriori approfondimenti e questa e' certamente una bella scarpina da considerare».

In eventi come questi qual è il tuo driver? Qual è quella cosa che ti riempie della sua assenza nella desiderata quantità al punto che ti sprona a fare di più? 
«Il driver è imparare cose nuove e fare nuove esperienze divertendosi» chiosa Luisa, ed Eleonora incalza «Questo è stato un evento in presenza dopo la chiusura forzata che abbiamo vissuto. Sicuramente il bisogno di ristabilire contatti umani è stato un driver, per il resto il tema di discussione, l'opportunità di confrontarsi in una modalità conviviale, e soprattutto un ambiente rilassato di preparazione dei lavori  sono dei driver vincenti».

Infine un esperimento: state iniziando un incontro di lavoro attorno a un tavolo, ci starete un giorno, il coordinatore vi chiede di presentarvi brevemente per farvi conoscere dagli altri, poche parole. Iniziate. 
E inizia Luisa: «Ho lavorato per anni come project manager, mi interessa molto il project management per i suoi aspetti gestionali e di relazione. Mi diverto a fare il volontario per conoscere nuove persone, imparare dalla loro esperienza e allo stesso tempo mettere a disposizione la mia». Completa Eleonora che dà un contributo bello e definitivo al quadro che rappresenta la realtà del volontario del NIC: «Sono una inguaribile ottimista, provo a trasformare in sfide i problemi quando si presentano e mi impegno a imparare da quelle persone bellissime che sanno intravedere sempre una soluzione» .

Dunque questo evento è stato un mix virtuoso di scienza, grandi nomi, famose location, bravi project manager organizzatori, divertimento on-the-job, incontri. 
Una ripresa alla grande degli AperiNIC!