Beatrice Colli, certificata PM Agile…a sua insaputa.

Storie di sport e di atleti viste dalla prospettiva di un Project Manager.

Autore: Giovanni Lastoria | 29 August 2022

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Alzi la mano chi di noi non è stato Agile, almeno un po’, in qualche sua competenza nell’ultimo decennio! Navigando, così per curiosare su Linkedin, è possibile trovare diversi ruoli con questo skill. Abbiamo per esempio degli Agile Coach, Agile Humanist, Agile Consultant, Agile Mindset, Business Agile Manager, Agile HR, Agile Scaling, Agile Transformation Manager.

Il primo impatto che ricordo di aver avuto con questa metodologia fu intorno al 2008/2009 quando un mio ex responsabile cercava di convincermi che ormai il mio modo di gestire i progetti era superato: “Non hai ancora sentito parlare dell’AGILE?” mi disse durante un pranzo di lavoro. “Ormai non serve più tutta quella documentazione per i progetti, bisogna parlare con i clienti e capire cosa vogliono e poi gestire le cose in modo più flessibile”, ma alla mia richiesta di spiegazione su cosa volesse dire “più flessibile” non ottenni delle risposte illuminanti. Quel manager però aveva sempre avuto poco di Project e anche di Management, quindi non mi ispirò particolare curiosità.

Detto ciò, potrei avervi dato l’impressione di non credere più di tanto in questa metodologia, non è così, anzi tutt’altro. Sono totalmente d’accordo sul fatto che i modelli e gli approcci di tipo Agile si sono fortemente sviluppati negli ultimi decenni, in diversi casi però mi è capitato di confrontarmi con persone “Agile skilled” che mi hanno trasferito ben poche certezze sulla loro conoscenza del metodo e dei suoi principi, più spesso mi hanno dato l’impressione di aver associato la parola Agile quasi e solo come un sinonimo del termine “flessibilità”, il ché ci sta, ma Agile è ben altro. In altri casi invece il termine viene associato al proprio profilo più perché fa “figo”, è di moda. Un po’ come avere un tatuaggio, oggi. Nulla contro chi decora il proprio corpo, ma oggi tutti hanno tatuaggi e forse si è anche un po' perso il vero senso di averne uno. Io però sono l’ultimo che può esprimere un’opinione, perché di tatuaggi non ne ho.

Proviamo allora a fare un minimo di ordine, senza dilungarci troppo perché le informazioni disponibili, tra web e libri vari sono davvero tante.

L’Agile nasce nel 2001 come un nuovo approccio per sviluppare software di qualità e in minor tempo. Siamo ad un summit di sviluppatori e probabilmente sorseggiando litri di caffè americano, 17 guru buttano giù quello che ancora oggi è l’Agile Manifesto (lo potete trovare a questo link: Manifesto per lo Sviluppo Agile di Software (agilemanifesto.org) ). Insieme ai quattro valori del Manifesto furono definiti anche dodici principi a cui ogni team che ambisse a essere riconosciuto come un vero TEAM AGILE, si sarebbe dovuto attenere. In realtà molti dei principi erano delle sane regole di buon senso che venivano adottate fin dagli anni ’80, ma nessuno le aveva fino a quel momento codificate. Da lì in poi nacquero diversi framework che supportavano il nuovo approccio di sviluppo del sw, lo SCRUM è forse uno dei più conosciuti e uno dei primi ad essere rilasciati ed utilizzati, guarda caso proprio da uno dei 17 fondatori.

Per diversi anni l’Agile è sempre e solo stato associato a progetti di sviluppo sw. Qualcuno però che aveva evidentemente la vista un po’ più lunga o che possedeva un’elasticità mentale superiore, iniziò ad applicare alcuni dei dodici principi anche per gestire progetti non per forza legati allo sviluppo di un nuovo prodotto sw. Evidentemente la misura di un tempo più breve nella gestione delle attività e soprattutto una maggiore soddisfazione del cliente, portarono man mano a definire in maniera sempre più netta la figura del Project Manager Agile, al punto che oggi abbiamo delle certificazioni specifiche per questo ruolo, ormai ampiamente riconosciuto.

Mettiamoci successivamente uno sviluppo sempre più veloce della tecnologia, aggiungiamoci i periodi di crisi che dal 2008 condizionano il mercato e le aziende, otteniamo un mix di condizioni ha portato ad uno scenario più o meno generale in cui aziende e clienti richiedono soluzioni sempre più veloci da implementare, con la necessità di cambiare spesso le carte in tavola, molte volte perché richiesto dallo stesso mercato in cui dette aziende operano. Ecco, quindi, che l’approccio Agile si è così spostato anche sulle aziende, in particolare per la gestione di quella che oggi è universalmente riconosciuta come la Agile transformation.

Come ho anticipato in premessa ho un l’impressione che il termine Agile sia un po’ abusato per certi profili, per contro ci sono persone che agiscono secondo una logica perfettamente allineata con la metodologia Agile, senza necessariamente brandirla ai quattro venti. Beatrice Colli è una di queste, si perché lei ne è totalmente all’oscuro, ma lei è un perfetto PM Agile, un PM Agile a sua insaputa.

Beatrice Colli

 

Beatrice, o meglio Bea, come tutti la conoscono è una ragazza di 18 anni, già campionessa mondiale juniores di speed, una specialità indoor di arrampicata. Non solo ma sempre nella categoria juniores detiene anche il record di velocità nazionale.

Bea fa parte della generazione dei millennials a vederla sembra una ragazza normalissima, acqua e sapone si potrebbe dire, ma ha una determinazione e una chiarezza di obiettivi che non è facile trovare nei suoi pari età. Abita a Colico una bellissima località in provincia di Lecco che si affaccia sulla parte alta del lago di Como. Nei mesi estivi c’è molto movimento e molte occasioni di sport sia sul lago che in montagna, alle sue spalle c’è per esempio tutto il gruppo delle Grigne. L’inverno è un po’ più dura, Bea si annoia e allora inizia ad arrampicarsi su qualunque struttura verticale che incontra, muri, alberi, impalcature, il muretto del giardino di casa con pietre sporgenti è il suo preferito. La mamma deve aver interpretato questa continua ricerca del verticale come una sorta di meta-comunicazione e quindi decide di portarla nella palestra dei Ragni di Lecco, non che avesse molta altra scelta nell’arco di una quarantina di km. Per

Bea deve essere stato come entrare in un parco giochi, intere pareti di prese colorate di tutti i tipi, muri di diverse altezze in cui immaginare percorsi sfidanti e poi diversi ragazzi con cui condividere la stessa passione. Non succede di frequente, ma Caso e Necessità alle volte si incontrano e se iniziano a compenetrarsi l’uno con l’altro allora bisogna stare veramente attenti, perché i risultati potrebbero essere devastanti. E così, il caso che Bea sia capitata nella palestra dei Ragni, incontra la necessità di un allenatore illuminato che in quel periodo, libero da altri impegni lavorativi, stava riprendendo la sua “vecchia” idea di allenare i ragazzi e provare a farli partecipare a qualche garetta. Bea non incontra subito l’interesse dell’allenatore: “E’ molto coordinata, ma forse un po’ troppo gracilina, vabbè vediamo cosa riusciamo a fare insieme!”. Questo feedback iniziale però non aveva tenuto conto della tenacia e caparbietà di Bea. Nei mesi successivi gli allenamenti in palestra catalizzano tutte le sue energie e in poco tempo Bea cambia completamente la sua struttura e capacità fisica, facendo cambiare idea anche al suo coach. Da li in poi le cose si sono autoalimentate, il legame atleta-allenatore è diventato sempre più forte ed efficiente, fino a portare Bea sul tetto del mondo per tutte e tre le specialità.

Perché Bea è un PM Agile?

Una gara di speed consiste nel salire una parete alta 15 metri, in cui sono posizionate delle prese di forme diverse, così come vedete nella foto sotto. In particolare, ci sono venti prese per le mani e undici per i piedi. L’atleta non è obbligatorio toccarle tutte. In base alla sua morfologia, capacità e predisposizione, è libero di crearsi il percorso più adatto alle sue caratteristiche.

Beatrice Colli

La parete da 15 metri delle gare di speed

Facciamo un esercizio insieme, per provare a capire un attimo le dinamiche di una gara di speed, provate ad immaginare di essere di fronte alla parete della foto, siete lì pronti a partire e attendete solo il via della sirena attivata dal direttore di gara. Ora chiudete gli occhi e proiettatevi in quella situazione, respirate profondamente per un paio di volte…fatto?...bene! Avete già perso la gara. Il tempo su cui dovrete tarare la vostra preparazione per la prossima prestazione, deve essere minore di due respiri.

Per arrivare a tempi così brevi, Bea esegue iterazioni infinite su quelle prese durante buona parte del tempo dei suoi allenamenti. Provando e riprovando di continuo partenze e sequenze che le consentano di essere più veloce delle sue avversarie. Il suo allenatore cerca e studia regolarmente le avversarie di Bea, guardando e riguardando più volte i video disponibili in rete e da questi cerca di disegnare nuove partenze e nuovi percorsi che meglio si adattano alle caratteristiche e conformazione fisica di Bea. Questo si traduce per Bea, in modifiche quasi sistematiche a quei gesti che aveva appena trasformato in movimenti automatici. Immaginate un qualsiasi vostro movimento su cui vi sentite sicuri e che usate quotidianamente, non necessariamente legato allo sport. Pensate ad una delle cose più semplice per tutti, per esempio alla sequenza dei gesti che solitamente fate a tavola per mangiare. Immaginate ora che il vostro coach vi dica che per ottimizzare i tempi, dovete prendere le posate con l’altra mano, rispetto a quella che normalmente usate, lo stesso dicasi per il bicchiere che dovrete prendere immediatamente dopo che avrete riposto la posata sul tavolo. Ad ogni tentativo immaginate di avere il coach di fianco che vi darà il via, prenderà il tempo e vi interromperà chiedendovi di ricominciare ogni volta che la sequenza non sarà corretta. Ecco, mentre voi siete lì a concentrarvi e ripetere quella sequenza per trasformarla in una nuova routine, il vostro coach vi sta già proponendo una variante…e dovete praticamente ricominciare da capo.

Quindi credo si possa affermare che sui principi Agile legati all’accogliere i cambiamenti, consegna a cadenze regolari di SW funzionanti (gesti in questo caso), come sul lavoro quotidiano e sul fatto di fondare un progetto su persone motivate, non ci possono essere dubbi. Mi sento di darli come principi decisamente acquisiti.

Bea e il suo allenatore si confrontano quotidianamente e spesso più di una volta al giorno. Il confronto non è solo sugli esercizi da eseguire durante le sedute e su come portarli a termine, c’è tutta la parte di mental coaching che in uno sport come l’arrampicata sportiva è fondamentale. In più Bea è ipercritica verso se stessa e quindi è capace di arrivare al quarto posto in una competizione mondiale e affermare con stizza “Ho fatto schifo!”. Ricordiamoci che una gara ha la durata di due respiri, in confronto i tempi che separano due competizioni sono delle ere e sono zeppe di momenti giù, momenti troppo su, tempi di fermo per infortuni e allenamenti continui su quelle prese velate dal bianco dalla polvere di magnesite. Tutte queste situazioni vanno gestite attraverso una comunicazione corretta che miri a mantenere l’attenzione il più possibile ad un livello medio alto, per portarlo al massimo in prossimità dei successivi due respiri, dove bisogna essere leggeri fisicamente e mentalmente, per scattare a 15 metri di altezza, il più velocemente possibile. Sarete d’accordo con me che ciò risponde decisamente al principio di tenere una conversazione faccia a faccia, per arrivare ad ottenere una comunicazione efficace ed efficiente all’interno del team.

Cosa possiamo dire ora in merito ai principi che parlano di continua attenzione all’eccellenza tecnica, al fatto che il team si debba auto-organizzare in modo da ottenere risultati migliori e al fatto che un team Agile si interroga ad intervalli regolari su come diventare più efficiente. Beh! Qui il collegamento logico è piuttosto facile e va in automatico al dettaglio degli allenamenti e ai cicli di preparazione programmati.

Le tabelle di allenamento di Bea sono delle fantastiche story card di un progetto Agile, con tanto di peso assegnato, in cui il suo coach è ovviamente il suo scrum master :

  • BOX JUMP
    • 110cm da ferma
    • 130cm con rincorsa
  • MASSIMALE TRAZIONE
    • 1x1 al 97% con 30kg
    • 3x4 al 85% con 20kg
    • 4x2 al 80% con 22kg
  • STACCO
    • 1x2 9RPE 100kg
    • 1x2 7RPE 90kg
    • 1x2 9RPE 110kg

Il BOX JUMP racconta di saltare da fermo su un cubo alto 110cm o 130cm con rincorsa, MASSIMALE TRAZIONE parla di appendersi ad una trave con pesi di varia misura legati alla vostra cintura, da sollevare insieme al peso del vostro corpo, ovviamente. La card STACCO descrive come sollevare un bilanciere del massimo peso che riuscite a sollevare (considerate che Bea è alta 172 e pesa circa 68 kg). Le card a disposizione dello scrum master sono davvero tante, alcune raccontano storie davvero particolari, quasi dei piccoli aneddoti da supereroe, come DITA Beast 2000 (Vedi foto 2) , in cui Bea allena la forza nelle sue dita tenendosi sospesa dai 3 ai 7 secondi, ovviamente vuoi non aggiungere anche quei  5 o 10kg di peso, per rendere il tutto ancora più divertente?! Oppure la card PINZE, dove la leggenda narra che si debba tenere sospesi dei dischi da 10 o 25kg, con la sola presa della mano per 5, 7 o 10 secondi.

Lo so che vi state guardando la mano in questo momento. Vi arrendete e diamo per buoni anche questi principi legati al miglioramento e al CONTINUOUS IMPROVEMENT?

Beatrice Colli

La trave di allenamento Beast 2000

Allora ci restano da giustificare i tre principi più difficili da portare a casa. Il primo premia lo sviluppo sostenibile di un team Agile, ovvero riuscire a mantenere un ritmo costante. Segue poi il principio per cui il principale metro di misura di successo è il rilascio di un prodotto che funziona e poi il primo principio nella lista di un Agile team che noi lasceremo come ultimo.

La costanza che Bea si impone dal 2018, allenandosi sei giorni su sette, l’ha portata ad ottenere costanti risultati sportivi, posizionandosi quasi sempre sul podio nelle principali competizioni nazionali ed internazionali. Bea ha piazzato macigni quali primato italiano femminile di speed nel 2021, primato mondiale giovanile nel 2021 e nel 2022. Al momento non ci sono altre atlete in Italia con il suo palmares e nel mondo non si va molto più in là. Questi risultati confermati negli anni ci dicono in modo limpido che il “prodotto” creato da Bea e dal suo coach funziona davvero bene.

Ed eccoci al primo principio dell’Agile Method, forse il più significativo. Per entrare nella comunità deve essere un must, per un team Agile, ottenere la massima soddisfazione del cliente dando un significativo valore aggiunto al prodotto che è stato rilasciato.

Il cliente qui è ovviamente il movimento della disciplina sportiva in se, della FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, qui trovate il sito di riferimento: https://www.federclimb.it/ ) e visto che parliamo di un’atleta di livello mondiale mi spingerei fino a prendere in considerazione il movimento dello sport nazionale, in genere.

Come possiamo misurare il valore prodotto da questa giovane ragazza di appena 18 anni (ora!!). Beh! anche in questo caso Bea si dimostra un PM esperto decidendo di adottare un approccio bottom-up che tradotto per chi non mastica o non gradisce i termini tecnici e di business, si intende qualcosa del tipo: “Piano piano vi vengo a prendere tutti!”.

Se andate a Lecco e prendete la strada per la Valsassina, su per la salita iniziale trovate una struttura piuttosto buia, senza insegne luminose e con un ingresso quasi anonimo. Riflettendoci bene non poteva essere altrimenti, le ragnatele si trovano quasi sempre lì dove non te lo aspetti, negli angoli dei muri, in penombra. Bene, quell’entrata un po’ nascosta è la palestra dei Ragni ed è lì che si allena la campionessa del mondo. Non sentite anche voi un brivido nel pronunciare queste tre parole? CAMPIONESSA DEL MONDO!! La pronuncia di questa frase da parte di un’intera provincia ha creato delle vibrazioni nell’aria che ha catturato le fantasie di decine di ragazzi che hanno deciso di dedicarsi all’arrampicata sportiva. Il settore giovanile del team dei Ragni vanta ora il maggior numeri di iscritti a livello nazionale e diversi di loro sono già saliti sul podio in gare a livello italiano. Il numero di tesserati e iscritti ai corsi in palestra è incrementato di circa il 20%.

Numeri importanti arrivati fino all’attenzione del sindaco di Lecco, il quale non si è fatto scappare l’occasione giusta per un progetto migliorativo. C’è voluto qualche anno, ma grazie a pressioni varie e certamente supportato anche dai risultati di Bea, ha avviato da qualche mese il progetto di ampliamento della palestra dei Ragni con un budget di circa 2.000.000 di €. Bea e i Ragni avranno a breve una nuova tana per diventare ancora più competitivi.

Epic-tv, una web tv che si occupa prevalentemente di sport estremi, le ha dedicato una serie che ha al momento raggiunto le 120.000 visualizzazioni. Da qualche mese, inoltre, Bea è entrata nella squadra sportiva delle Fiamme Oro, pur continuando ad allenarsi con i Ragni.

Il Politecnico di Lecco ha costruito una semi-struttura permanente, per studiare i suoi movimenti sulle prese. Ogni suo gesto, allungo, salto da una placca ad un’altra è tracciato digitalmente e oggetto minuzioso di test, raccolta dati e studio. 

Ma uno dei valori aggiunti più significativi è il pensiero del suo coach quando gli ho chiesto cosa pensa oggi di Bea. Solo questo può essere visto come uno stimolo in generale ad aiutare i giovani ad esprimere tutto il loro potenziale in qualsiasi ambito: “È di gran lunga più matura del novantanove per cento degli adulti da me conosciuti, ha una personalità complessa che sfugge praticamente a tutti anche per sua volontà. È multipolare, ma chi la frequenta non se ne accorge anche stando insieme settimane o mesi. Allenarla è anche una sfida intellettuale!”   

Beatrice Colli

E il CONI? Abbiamo una due volte vincitrice di un titolo mondiale e non ci sono ancora contatti con la massima rappresentanza dello sport nazionale? 

Tranquilli, abbiamo detto che l’approccio deve essere bottom-up. Da quanto ho capito parlando con il suo coach, li stanno già puntando. Non c’è quella manifestazione che fanno ogni quattro anni? Dai!! Quella dei cinque cerchi. Ecco, li affronteranno chiedendo loro di chiudere gli occhi, fare due respiri profondi e…una come Bea non la puoi fermare, lei sa già che arriverà anche lì!

PMI Agile Certified Practitioner (PMI-ACP)® : PASSED!

Primo episodio della serie di Epic-Tv dedicata a Beatrice Colli : https://www.youtube.com/watch?v=VWXGjutHzos&list=RDCMUCFdWDF3q3R2AphJ1InJWMlg&start_radio=1&rv=VWXGjutHzos&t=49

Indirizzo Instagram di Beatrice Colli: @beacolliss